Esistono tanti tipi di birra di colore diverso, questo è un dato di fatto. Cosa dice il colore della birra che stiamo bevendo? Esistono molti luoghi comuni e falsi miti legati al colore della birra. La birra chiara, ad esempio, è considerata leggera, la birra rossa più forte e la birra scura più amara e prevalentemente di origini britanniche. Questa non è che l’apparenza. Bisogna scavare più a fondo per conoscere cose interessanti.
Si scopre così che non tutte le birre bionde sono leggere, anzi alcune raggiungono la stessa gradazione del vino. La birra rossa vera e propria non esiste, ma può essere considerata intensamente ambrata. Infine, la birra scura non è prodotta solo in Gran Bretagna, ma è tipica anche della Germania o del Belgio.
Da cosa dipende il colore della birra?
Il colore sicuramente ci dà un’indicazione sulla tipologia di birra, ma non può etichettarla ed inserirla in un’unica categoria predefinita. Il colore della birra dipende dal malto e, nel caso delle birre scure, dal grado di tostatura.
Tra gli elementi che compongono la birra ci sono: acqua, luppolo, lieviti e malto. L’acqua è inodore ed incolore, il luppolo determina il grado di amarezza, i lieviti sono deputati alla fermentazione ed il malto contribuisce a dare il colore alla birra. L’orzo, nel momento in cui viene maltato ed essiccato, cambia colore in base alla temperatura dell’essiccazione.
Nelle birre scure se il malto viene arrostito diventa scuro in base alla temperatura o alla durata del processo di arrostimento. Nelle chiare invece il colore dipende prevalentemente dalla quantità e dalla proporzione dei malti.
Colore della birra e piccoli segreti da conoscere
Il mondo della birra è ampio ed affascinante e custodisce tanti piccoli segreti. Un errore che fanno molti clienti in un pub è quello di chiedere una birra chiara oppure scura o rossa, ritenendo che la prima sia più leggera e le seconde più pesanti. In realtà possono esistere Strong Ale che arrivano fino a 10 gradi, o birre scure che non superano i 4 gradi.
Una birra quindi non va classificata secondo il colore, ma secondo lo stile. Successivamente vengono i gradi di luppolatura e l’aggiunta di ulteriori ingredienti come aromi, frutta e spezie.
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È interessante sapere che la birra doppio malto di fatto non esiste, ma è una sorta di escamotage di natura legislativa per capire come tassare i produttori. Molti profani ritengono che le birre doppio malto siano più forti e realizzate con il doppio del malto oppure con varie tipologie di malto. Niente di tutto ciò, si tratta di una semplice misurazione dai 14.5 punti in su nella scala saccarometrica grado plato effettuata prima della fermentazione della birra.
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Come si misura il colore della birra
Alla fine del Diciannovesimo secolo, nel 1889, Joseph W. Lovibond cominciò ad utilizzare dei vetri colorati per stabilire il colore della birra. Questa tecnica fu utilizzata per decenni, e ancira oggi si parla di gradi Lovibond (°L). Il problema è che questo metodo risulta poco scientifico, lasciato all’interpretazione umana.
Dalla metà del Ventesimo secolo sono stati introdotti due nuovi standard per la misurazione del colore della birra: lo standard SRM (Standard Reference Method) negli Stati Uniti e l’ EBC (European Beer Color) in Europa. Entrambi i metodi si basano sull’utilizzo di uno spettrofotometro per la misurazione del colore.
Il rapporto tra le tre diverse scale si può riassumere con l’equivalenza 1°L= 1SRM= 2EBC.