Il blog della birra

Come leggere l’etichetta della birra

L’etichetta della birra potrebbe sembrare un elemento secondario, ma non è assolutamente così. Innanzitutto vengono date informazioni generali sul prodotto, che naturalmente bisogna conoscere per poterlo servire con professionalità. Inoltre sono riportate le certificazioni richieste a norma di legge che devono essere ben leggibili e non fuorvianti.

Cosa è scritto sull’etichetta della birra?

Tra le informazioni obbligatorie da riportare sull’etichetta ci sono: denominazione legale del prodotto; soggetto giuridico (la ragione sociale del produttore, dell’importatore o del distributore); contenuto da indicare in litri o uno dei suoi sottomultipli, come i centilitri; grado alcolico da indicare in percentuale.

Gli ingredienti classici, come acqua, lievito, luppolo, malto ecc. non devono essere inseriti obbligatoriamente. Va invece comunicata l’eventuale presenza di allergeni.
Altro dato da riportare è la scadenza che può essere indicata con la dicitura «da consumarsi entro» o «da consumarsi preferibilmente entro». Nel primo caso il prodotto risulta scaduto dopo la data indicata; nel secondo caso il produttore non garantisce sulla qualità del prodotto, che però può essere ancora bevuto.

Tutte queste informazioni devono essere riportate in modo chiaro e rispettare delle dimensioni minime di carattere. Altri dati come il colore, il bicchiere consigliato, l’IBU e lo stile non sono obbligatori ma a discrezione del produttore.

Etichetta delle birre artigianali: cosa cambia?

Le etichette delle birre artigianali devono riportare le informazioni obbligatorie indicate sopra, ma possono inserirne anche altre. Le differenti informazioni variano principalmente a seconda della destinazione e distribuzione delle birre.
Se ad esempio una birra è destinata ad un mercato di nicchia, non è necessario inserire informazioni come il colore o lo stile. Si presume infatti che chi la acquista è un esperto del settore e già conosce perfettamente le caratteristiche della bevanda.
Il discorso cambia se la birra artigianale viene distribuita in un supermercato, destinato principalmente ad un consumo di massa. In tal caso l’acquirente è un semplice amatore della birra, non un intenditore, quindi ha bisogno di ulteriori informazioni più dettagliate.

In base ad una legge del 2016 può essere considerata artigianale solo la «birra prodotta da un birrificio che non superi i 200.000 ettolitri annui, che sia indipendente da altre società e che non filtri né pastorizzi la birra».

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Birra doppio malto, un’informazione giuridico-fiscale

Sull’etichetta bisogna specificare se la birra è a doppio malto oppure no. Tale definizione, a differenza di quanto si possa pensare, non va a definire un particolare stile, tipo o gusto della birra. Fondamentalmente è un termine giuridico-fiscale che indica il quantitativo di zuccheri presenti nel mosto, da evidenziare se superiore a 14,5° P.
Nell’immaginario collettivo il doppio malto tende ad indicare una birra dalla gradazione alcolica superiore, o comunque più forte. In realtà l’utilizzo di questo termine è finalizzato a calcolare le accise ed è presente unicamente in Italia.

Vuoi sapere di più sulla birra doppio malto? Leggi l’articolo LA BIRRA DOPPIO MALTO ESISTE? FACCIAMO CHIAREZZA

Regolamentazioni europee ed italiane

Le etichette alimentari a livello europeo ed italiano sono regolamentate dalle seguenti normative: Regolamento EU 1169/2011, etichettatura dei prodotti alimentari e legge n. 4 del 3 febbraio 2011.
Le informazioni devono essere chiare e trasparenti, senza creare confusione. Spetta ai produttori trovare il mix giusto tra normativa ed estetica per realizzare un’etichetta bella da vedere e conforme alla legge.

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