Parlare di birra non è mai una cosa semplice perché le tipologie in commercio sono davvero moltissime. Tra quelle più conosciute e apprezzate, ad ogni modo, è corretto indicare la birra trappista. Tutti almeno una volta ne hanno sentito parlare o hanno avuto l’occasione di degustarla, ecco perché è interessante approfondirne la storia e le origini, facendo una panoramica completa anche per ciò che riguarda le specifiche caratteristiche distintive. Il termine trappista è riferito ai monaci appartenenti all’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, noti appunto come Trappisti (dal nome dell’abbazia di Notre-Dame de la Trappe) che producono questa particolare birra. Importantissimo, sempre da tenere in considerazione quando si parta di birra trappista, è che non stiamo parlando di uno stile unico, anche se siamo portati a identificarle con birre molto aromatizzate e di gradazione piuttosto forte. Trappista è la birra che risponde a particolari requisiti chiave in fase di produzione, indispensabili per poter rientrare ufficialmente in questo gruppo.
Birra trappista caratteristiche essenziali: ecco quali sono
Cerchiamo di capire meglio cosa è birra trappista, analizzando le sue caratteristiche essenziali. Per prima cosa la birra deve essere brassata all’interno di un’abbazia trappista, inoltre i ricavi ottenuti dalla vendita di questa birra devono essere impiegati e destinati alla realizzazione – da parte dell’ordine monastico – di attività di stampo caritatevole e benefico (mai destinati al profitto). Infine, come terzo requisito necessario, dovrà esserci il totale controllo da parte della comunità trappista del processo produttivo della birra così come dell’orientamento commerciale.
La birra trappista non è una birra d’abbazia
Anche se realizzate in abbazie, le trappiste non rientrano tra quelle che in maniera del tutto generica vengono definite birre d’abbazia. Anche le cosiddette birre d’abbazia, d’altra parte, non indicano uno stile, bensì una tipologia ampia di birre che originariamente erano prodotte nei monasteri belgi e olandesi. Molte di queste birre oggi sono prodotte dietro concessione dell’abbazia di cui portano il nome, una licenza che prevede lo sfruttamento del solo marchio o, in alcuni casi, la produzione nel rispetto delle antiche ricette.
Il logo rosso esagonale e l’associazione trappista internazionale
C’è un metodo infallibile per comprendere subito quali sono le birre trappiste differenziandole già a colpo d’occhio dalle altre. Deve infatti essere presente sulla bottiglia il logo rosso esagonale, il quale provvede ad attestare come ci si trovi di fronte a un Authentic Trappist Product (la licenza ATP vale 5 anni). Questo marchio è stato lanciato nell’ormai lontano 1997, quando otto abbazie trappiste fondarono la ITA (acronimo di International Trappist Association). L’obiettivo dichiarato era, naturalmente, quello di riuscire a scongiurare l’impiego illecito da parte delle compagnie commerciali del marchio trappista. Il logo esagonale serve a garantire il consumatore per ciò che concerne il prodotto e la sua realizzazione (oltre ad assicurare il rispetto dei valori della comunità trappista).
Birrifici e impianti nel mondo
Altro aspetto importante quando si parla di birra trappista birrifici e impianti, riguarda la presenza e il numero di questi ultimi nel mondo. Dopo alcuni decenni di stasi, si è registrato un importante incremento – supportato da un’attenzione sempre maggiore da parte dei consumatori – che ha permesso di toccare quota 14 centri per la produzione di birra trappista. Nello specifico, per ciò che concerne la loro posizione geografica, si trovano:
- 6 in Belgio
- 2 in Olanda
- 1 in Italia
- 1 in America
- 1 in Austria
- 1 in Regno Unito
Inoltre, sono presenti 2 birrifici in Francia che – anche se fanno parte dell’Associazione Trappista Internazionale – non producendo all’interno dell’abbazia (abbiamo visto che questo è un requisito essenziale) non possono apporre il logo rosso sulle loro bottiglie.